Il capolavoro di Faber sarà in scena venerdì 16 novembre presso la Chiesa parrocchiale di Ronchis per la rassegna “La Guerra Invisibile”.
Venerdì 16 novembre presso la Chiesa di S. Andrea di Ronchis (UD) sarà di scena uno dei più significativi e coinvolgenti capolavori della storia della canzone d’autore italiana con l’esecuzione integrale de “La Buona Novella” di Fabrizio De André.
La serata, organizzata dalla Commissione Cultura del Comune di Ronchis ed inserita all’interno della rassegna “La Guerra Invisibile” prevede alle ore 20.45 una rappresentazione teatrale dal titolo “Questa piccola Grande Guerra”, lavoro liberamente tratto dal diario del parroco di allora Don G. B. Trombetta “Alla mercé dei barbari” ed eseguita da ragazzi di Ronchis.
A seguire l’esecuzione integrale del capolavoro “de andreiano” con Francesco Tirelli (voce, chitarra, percussioni, arrangiamenti), Marco Bianchi (chitarra, effetti), Andrea Martinella (oboe, corno inglese), Antonio Merici (violoncello), Martina Gorasso (voce), Emanuela Mattiussi (voce) e la partecipazione di Don Pierluigi Di Piazza.
Scritto tra la fine degli anni sessanta e gli inizio degli anni settanta “La Buona Novella” è un concept album tratto dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi (in particolare, come riportato nelle note di copertina, dal Protovangelo di Giacomo e dal Vangelo arabo dell’infanzia).
Attraverso i Vangeli apocrifi, De André fa emergere la vocazione umana e terrena di Gesù, la cui figura viene narrata attraverso la voce dei personaggi che hanno a che fare con lui e la sua storia.
«Quando scrissi “La buona novella” era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca e le persone meno attente – che sono poi sempre la maggioranza di noi – compagni, amici, coetanei, considerarono quel disco come anacronistico. Mi dicevano: “Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia – che peraltro già conosciamo – della predicazione di Gesù Cristo.” Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere un’allegoria – era una allegoria – che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima avava fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Non ho voluto inoltrarmi in percorsi, in sentieri, per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia, prima di tutto perché non ci capisco niente; in secondo luogo perché ho sempre pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo. Il che è esattamente quello che ha fatto l’uomo da quando ha messo i piedi sulla terra. Ho quindi preso spunto dagli evangelisti cosiddetti apocrifi. Apocrifo vuol dire falso, in effetti era gente vissuta: era viva, in carne ed ossa. Solo che la Chiesa mal sopportava, fino a qualche secolo fa, che fossero altre persone non di confessione cristiana ad occuparsi, appunto, di Gesù. Si tratta di scrittori, di storici, arabi, armeni, bizantini, greci, che nell’accostarsi all’argomento, nel parlare della figura di Gesù di Nazaret, lo hanno fatto direi addirittura con deferenza, con grande rispetto. Tant’è vero che ancora oggi proprio il mondo dell’Islam continua a considerare, subito dopo Maometto, e prima ancora di Abramo, Gesù di Nazaret il più grande profeta mai esistito. Laddove invece il mondo cattolico continua a considerare Maometto qualcosa di meno di un cialtrone. E questo direi che è un punto che va a favore dell’Islam. L’Islam quello serio, non facciamoci delle idee sbagliate.» Fabrizio De André